Teatro

De Capitani e Crippa leggono Agota Kristof a Milano

De Capitani e Crippa leggono Agota Kristof a Milano

All'ex Ospedale Paolo Pini, mercoledì 18 luglio 2007, ore 21.45, nell’ambito della rassegna "Da Vicino Nessuno è Normale", ci sarà una lettura scenica, a cura di Cristina Crippa, de "L'Analfabeta" e "L’ora grigia" di Agota Kristof. In scena Cristina Crippa, Elio De Capitani, Elena Russo Arman e Stefania Yermoshenko (violino). Nel 1956 Agota Kristof, poco più che ventenne, con in braccio una bambina di quattro mesi, varca attraverso i boschi il confine tra l’Ungheria e l’Austria. Accolta come profuga da Vienna giunge a Zurigo e infine a Neuchatel, dove attualmente vive. Si lascia alle spalle un’infanzia felice anche se aspra e povera, una vita dura ma segnata da un’immmensa passsione per la lettura e la scrittura. Si lascia alle spalle una lingua, un’identità sofferta ma forte. Comincia la sua vita in Svizzera, lavora in una fabbrica di orologi, in condizioni materiali accettabili, ma nel deserto intellettuale e relazionale, in un asettico e crudele sradicamento. Poco per volta, la conquista della nuova lingua: capire, parlare, leggere, scrivere. I primi testi rappresentati, il primo romanzo pubblicato. L’enorme successo de La trilogia della città di K., il suo primo grande romanzo. La lingua in cui Kristof scrive, il francese, non è dunque la sua lingua materna, ma una di quelle “lingue nemiche”, come il russo e il tedesco, che hanno fatto irruzione con violenza nella sua vita. E questo forse determina una particolare precisione nitidezza passione nella sua scrittura, e nel contempo una distanza. C’è stata una ferita, una perdita. Nel 2004 Agota Kristof ha pubblicato un breve romanzo autobiografico, L’analfabeta, dove ci fornisce, con stile estremamente asciutto, senza un’ombra di compatimento, gli elementi essenziali della sua biografia e soprattutto del suo rapporto con la lingua e la scrittura. Nello stesso periodo mi è capitato di leggere due piccoli ma molto interessanti testi teatrali della nostra autrice, La chiave dell ’ascensore e L’ora grigia o l’ultimo cliente, che pur nel loro respiro breve contengono frammenti dei grandi temi del romanzo maggiore. Anche qui, un bisogno di raccontarsi, di ristabilire una propria versione dei fatti, di riappropriarsi della propria verità e della propria vita, come estrema difesa dalla disarmonia e dall’abbandono. Tempo dopo stavo meditando sulla festa di compleanno della Biblioteca di Monza e ho cominciato a intravedere il nuovo regalo che avrei potuto confezionare, formato dal montaggio di brani de L’analfabeta, seguiti da uno dei due piccoli testi teatrali, L’ora grigia, la dove il testo teatrale e la sua messa in scena rappresentano un po’ l’uscita dal deserto, il ritrovamento di una collettività di ascoltatori a cui si può nuovamente parlare e appartenere. Una lingua è perduta e al suo posto c’è una scena, scrive Elisabetta Rasy nella sua introduzione. L’ora grigia parla di una Lei e di un Lui, una prostituta avanti negli anni e un suo vecchio cliente, un ladro, che s’incontrano in quella strana ora che precede l’alba, l’ora dei sogni, dei vagabondi e dei moribondi, per bere e parlare, in un gioco di ricordi, litigi, sogni, menzogne veritiere e false verità, mentre nella stanza accanto, un violinista aspirante suicida dà forma con la sua musica a un curioso contrappunto. Un testo segnato da un suo particolare, malinconico fascino. Oggi riproponiamo all’ex Ospedale Paolo Pini questo stesso progetto, che sarà poi allestito in forma definitiva al Teatro dell’Elfo nel maggio 2008. Interpreti dell’Ora grigia sono Cristina Crippa, Elio De Capitani, e la violinista Stefania Yermoshenko nella parte del musicista; a Elena Russo Arman è affidato invece il ruolo di narratrice delle parti tratte dall’Analfabeta. Ex Ospedale Paolo Pini, Via Ippocrate 45. Ingresso €10 - Informazioni 02.66200646 - www.olinda.org